Chiesa Parrocchiale di S. Ambrogio

Luogo di fede, scrigno d’arte, cuore pulsante di Morazzone

Nel cuore del centro storico di Morazzone, tra le vie raccolte e la memoria silenziosa delle case antiche, si innalza con elegante sobrietà la Chiesa Parrocchiale di Sant’Ambrogio. Dedicata al patrono della Diocesi di Milano, questa chiesa è molto più di un edificio religioso: è un simbolo identitario per la comunità, una testimonianza viva della sua storia e un itinerario di bellezza, fede e arte.
Una storia lunga secoli: dal Quattrocento al neoclassicismo
Le radici della chiesa affondano nel tardo medioevo. Le prime notizie certe risalgono al 1454, quando si parla
di un rettore residente presso la “capella de Sancti Ambrosii”. Nel corso del Cinquecento, san Carlo Borromeo ordina la demolizione della vecchia chiesa e la costruzione di un nuovo edificio, che però, già nel Settecento, risulta insufficiente per la popolazione in crescita.
È nell’agosto del 1814 che prende vita l’attuale edificio, su progetto del celebre architetto neoclassico ticinese Simone Cantoni. La nuova chiesa viene benedetta nel 1818, ma consacrata solo nel 1905 dal Cardinale Andrea Carlo Ferrari. La facciata, semplice ed elegante, viene decorata nel 1863 e completata nel 1893 con l’aggiunta delle due porte laterali. Sulla vetrata centrale, Sant’Ambrogio è raffigurato nell’atto di ammonire l’imperatore Teodosio, richiamo alla fermezza del patrono e al valore morale della Chiesa.

Visita alla chiesa: un itinerario tra arte, fede e memoria

1. L’Aula e la Cupola

Entrando nella chiesa, l’impatto visivo è dominato dalla grande cupola centrale, affrescata nel 1893 da Francesco Lieti. I quattro pennacchi raffigurano i simboli dei quattro evangelisti in uno stile narrativo e armonioso.
Sopra l’ingresso è rappresentato Sant’Ambrogio in gloria, affiancato da angeli.
La volta a botte del presbiterio, anch’essa affrescata da Lieti, rappresenta la Glorificazione del Santissimo Sacramento, mentre nel coro campeggiano le tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Le decorazioni floreali e simboliche sono opera del pittore Rossi di Tradate, che interviene anche in altre parti dell’edificio.

2. Altare Maggiore

Progettato anch’esso da Simone Cantoni, l’altare maggiore è un trionfo di eleganza neoclassica e materiali pregiati: broccatello svizzero, botticino di Brescia, verde di Varallo, bardiglio dell’Adige e macchia vecchia di Arzo. Il paliotto cesellato con medaglie dell’Ultima Cena e dell’Annunciazione (1898) e i busti reliquiari dei santi Ambrogio, Carlo, Agostino e Apollinare (1850) arricchiscono le celebrazioni liturgiche nelle solennità. Dietro l’altare si può ammirare una grande tela del 1609, opera dei fratelli Fiammenghini (Giovanni Battista e Giovanni Mauro Della Rovere), con una toccante Crocifissione con Santi.

3. Altare della Beata Vergine del Rosario

Nel transetto sinistro, l’altare della Madonna Rosario (1831) ospita una statua della Vergine del 1937, dono delle sorelle Mazzucchelli. Attorno, 15 tondi raffiguranti i misteri del Rosario, dipinti nel 1872 da Giovanni Valtorta, su modello dei tondi affrescati dal pittore Morazzone a Varese. Uno di questi fu rubato nel 2010 e sostituito da un’opera moderna nel 2018.

4. Altare dei Santi Ambrogio e Carlo

Sul lato opposto si trova l’altare dedicato ai due grandi santi milanesi, arricchito da una pala d’altare ottocentesca di Giovanni Battista Bertini, padre del celebre Giuseppe Bertini. I due santi sono raffigurati in adorazione della Croce del Santo Chiodo, custodita nel Duomo di Milano.

5. Cappella della Madonna delle Grazie

In fondo alla chiesa, si trova questa cappella costruita nel 1897, il cui cuore è un prezioso affresco di inizio cinquescento raffigurante la Madonna con il Bambino, incoronata da angeli. L’opera, proveniente da una chiesa precedente, è sopravvissuta a diverse demolizioni e restauri: i morazzonesi la venerano come “Madonna delle Grazie”, riconoscendole molte grazie ricevute nel tempo.

6. Cappella di San Giuseppe e Battistero

Progettata nel 1924 dall’architetto Angelo Caravati, questa cappella custodisce una statua di San Giuseppe (1901) e un altare in marmo di Trani. La decorazione pittorica è affidata a Cesare Marelli, mentre l’affresco con il Transito di San Giuseppe è opera di Luigi Morgari, ispirato a modelli di Bertini.
All’interno si trova anche il fonte battesimale in marmo di Arzo del 1818.

7. Nicchie nei transetti con reperti di epoca romana imperiale

All’interno della chiesa di Sant’Ambrogio sono custoditi tre reperti romani in serizzo, testimonianza tangibile delle origini antiche di Morazzone. Provenienti dalla demolita chiesa di Santa Maria Maddalena, situata su una collina lungo l’antica via verso Castronno, questi reperti riflettono la presenza romana in questo territorio strategico.
Due dei blocchi contengono iscrizioni dedicate ai fratelli Senzii, legionari romani – Lucio e Marco Senzii che, tra i primi abitanti di questo luogo, qui vissero stabilmente nel I secolo d.C. Il terzo reperto è una lapide funeraria dedicata a Donnia Pupa, una donna romana: il nome femminile e la dedica da parte del marito ne sottolineano il carattere privato e familiare.
Un tempio vivo, da scoprire con rispetto e meraviglia Ogni angolo della chiesa di Sant’Ambrogio racconta una storia: quella dei morazzonesi che l’hanno voluta, sostenuta e decorata nel tempo; quella dei parroci, degli artigiani, dei pittori e degli offerenti che hanno lasciato
traccia del loro passaggio; quella di una comunità che continua a riunirsi in questo luogo per celebrare la fede e ritrovare sé stessa. Visitare questa chiesa significa immergersi in un racconto fatto di pietra, luce e devozione. È un invito a guardare in alto, come ricorda il motto inciso sulla lapide del 1894 all’ingresso:
“Questo tempio […] venne costruito grazie al progetto dell’architetto Simone Cantoni, con il denaro del benemerito parroco Francesco Sormani e il lavoro dei morazzonesi”.
Un’opera collettiva, figlia della fede e dell’identità di un paese che ha saputo tramandare, con amore, la propria bellezza.