Silenzioso custode del tempo e delle tradizioni, il campanile di Morazzone svetta nel cuore del paese come un segno della fede, dell’identità e della memoria collettiva. Le sue cinque campane, ognuna con un nome e una voce, continuano a scandire i ritmi della vita quotidiana, le feste, i lutti, le preghiere e le speranze di un’intera comunità.
Una torre antica, forse più antica di quanto si pensi
Le prime documentazioni ufficiali sul campanile risalgono al 1566, quando si parla di una torre con due campane. Ma alcuni indizi fanno pensare che la torre sia ben più antica: la sua posizione separata dalla chiesa – da sempre, anche rispetto alle versioni precedenti dell’edificio sacro – e la presenza di una strada che passa tra i due edifici fanno ipotizzare che il campanile non sia nato come struttura ecclesiastica, ma sia il riutilizzo di una torre più antica, forse una torre d’avvistamento o segnalazione di epoca medievale o addirittura tardo romana.
Una tesi avvalorata anche dalla posizione geografica: Morazzone è il punto più elevato lungo l’asse tra Varese e Castelseprio, due insediamenti di origine romana, e costituiva un punto strategico per il controllo del territorio. Del resto, la presenza romana sul territorio è confermata da testimonianze archeologiche: all’interno della chiesa parrocchiale si conservano due blocchi in serizzo di epoca romana, appartenuti ai fratelli Lucio e Marco Senzii, importanti cittadini romani che vissero stabilmente a Morazzone. Le iscrizioni su quei blocchi – rinvenuti presso la demolita chiesa di Santa Maria Maddalena – confermano che il villaggio esisteva già in epoca imperiale.
Questa ipotesi non muta la funzione odierna della torre, ma ne accresce il fascino: un’antica struttura, trasformata nei secoli in campanile cristiano, che continua a vegliare sul paese come un tempo forse vegliava sulle strade, sui boschi e sui confini.
Le campane del 1859: una sinfonia di fede e storia
Nel 1859, grazie a un grande sforzo collettivo, furono fuse cinque nuove campane in Sib2 dalla prestigiosa fonderia Bizzozero di Varese. Il loro peso complessivo raggiunge i 6.300 kg. Inizialmente montate su un castello in legno, questo venne presto sostituito da uno in ghisa realizzato dalla ditta Angelo Bianchi, a partire dal 1878 e rimasto in opera fino al 2015.
Ogni campana ha una sua intitolazione, una sua iscrizione e una sua voce:
- Prima campana (653 kg, nota FA): dedicata a Santa Maria Maddalena, reca inciso “Deus nos protegat et defendat ab omni malo”.
 - Seconda campana (882 kg, nota MIb): dedicata a San Carlo Borromeo, con l’iscrizione “A fulgore et tempestate libera nos, Domine”.
 - Terza campana (1062 kg, nota RE): dedicata a Sant’Antonio Abate, “Intende, Domine, voci meae cum clamavero ad te”.
 - Quarta campana (1634 kg, nota DO): dedicata alla Madonna del Rosario, “Benedicam Dominum in omni tempore”.
 - Quinta campana – il maestoso campanone (2287 kg, nota SIb): dedicato a Sant’Ambrogio, patrono di Morazzone. L’incisione “Vox Domini in virtute, Vox Domini in magnificentia” è accompagnata da una memoria storica del 1859, celebrante la liberazione della Lombardia con Vittorio Emanuele.
 
Tradizione ambrosiana e arte campanaria
A Morazzone le campane si suonano ancora esclusivamente a mano, secondo la tradizione ambrosiana, un’antica arte che richiede tecnica, forza e passione. Non si tratta di un semplice rintocco: ogni suonata segue una liturgia precisa, che varia a seconda dell’occasione – messa feriale, festiva, funerale, festività solenni – ed è realizzata manualmente da un gruppo di campanari volontari.
Le campane sono suonate “a distesa” o “a bicchiere”, fino a creare veri e propri concerti solenni. In occasione di particolari festività, viene utilizzata anche la tastiera posta in cima alla torre, che consente di suonare melodie con i pugni, come un vero carillon.
Il restauro del 2015: una rinascita simbolica
Nel 2015, dopo oltre 130 anni di onorato servizio, le campane hanno vissuto un’importante operazione di restauro: furono calate e ammirate nel cortile della casa parrocchiale, dove sono state pulite, incerate con cera d’api e benedette dal vescovo Tremolada. Il vecchio castello in ghisa fu sostituito con uno nuovo in acciaio, progettato per garantire stabilità e assorbire le vibrazioni. La tastiera è stata ripristinata e i nuovi ceppi delle campane – in ghisa, con eleganti contrappesi argentati – hanno preso il posto di quelli in pietra.
Una tradizione viva, da tramandare
Il campanile di Morazzone non è solo un monumento storico: è un punto di riferimento spirituale e affettivo. È il luogo dove si esercita una sapienza antica, fatta di gesti tramandati, di armonie custodite con cura, di passione per la bellezza e per la comunità.
Chi visita Morazzone può scoprire questa tradizione viva la domenica mattina, quando la porta del campanile è aperta: i campanari accolgono i curiosi, mostrano i meccanismi, raccontano le storie delle “loro” campane. E magari, tra un rintocco e l’altro, ispirano qualche giovane a diventare il custode del suono di domani.